"Giuseppe
pianse quando gli si parlò così."
Dal libro della
Genesi, l'episodio di Giuseppe,
che voi conoscete come "Il Re dei
Sogni"
Il piangere e l'uomo
non sono mai andati veramente d'accordo. Non è socialmente accettabile vedere
piangere qualcuno in pubblico. Ci sconvolge. Destabilizza la situazione. Ci
mette di fronte ad una realtà che non sappiamo bene come affrontare.
L'uomo è abituato
fin da piccolo, oggi meno per fortuna, a non far trapelare la tristezza, a
mostrarsi duro e forte. Guai se un uomo piangesse in pubblico! La donna, sì, forse
le è più concesso piangere, fa parte di lei, della sua immagine e del suo ruolo. Ma non esageriamo, piangete con moderazione!
"Eh no, piagnone non ne
vogliamo!"
E invece il pianto
fa parte di noi, così come il sorriso e la risata (e anche qui ci vorrebbe un
manuale, 'ché oggi non siamo nemmeno più capaci di ridere. Stiamo diventando
insensibili alle emozioni fondamentali? Siamo capaci di provare solo
frustrazione? Nemmeno la rabbia è più accettata, 'ché se no sei uno
squilibrato!).
Avere un cuore
aperto, grande, ci espone al pianto e ci rende la vita più difficile. Già,
perché chi sa piangere non vuole apparire infallibile. Chi piange è vivo! Piangere è sentirsi fragili, tanto che chi ti è accanto ha paura a consolarti.
"Oddio, se ti abbraccio potresti franarmi tra le mani!"
Ritroviamo la
bellezza di piangere, di essere uomini e donne sensibili. Uomini e donne dal cuore grande,
aperto e impavido! Sì, impavido! Piangere è essere impavidi oggi! Non abbiamo paura di mostrarci piccoli di
fronte agli occhi degli altri! Gli altri sono fatti esattamente come noi, e se non
fanno vedere a nessuno che piangono, qualche goccia salata uscirà dal profondo
del loro cuore...
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