mercoledì 10 aprile 2013

Piangere

"Giuseppe pianse quando gli si parlò così."

Dal libro della Genesi, l'episodio di Giuseppe,
che voi conoscete come "Il Re dei Sogni"

Il piangere e l'uomo non sono mai andati veramente d'accordo. Non è socialmente accettabile vedere piangere qualcuno in pubblico. Ci sconvolge. Destabilizza la situazione. Ci mette di fronte ad una realtà che non sappiamo bene come affrontare.
L'uomo è abituato fin da piccolo, oggi meno per fortuna, a non far trapelare la tristezza, a mostrarsi duro e forte. Guai se un uomo piangesse in pubblico! La donna, sì, forse le è più concesso piangere, fa parte di lei, della sua immagine e del suo ruolo. Ma non esageriamo, piangete con moderazione!
"Eh no, piagnone non ne vogliamo!"
E invece il pianto fa parte di noi, così come il sorriso e la risata (e anche qui ci vorrebbe un manuale, 'ché oggi non siamo nemmeno più capaci di ridere. Stiamo diventando insensibili alle emozioni fondamentali? Siamo capaci di provare solo frustrazione? Nemmeno la rabbia è più accettata, 'ché se no sei uno squilibrato!).
Avere un cuore aperto, grande, ci espone al pianto e ci rende la vita più difficile. Già, perché chi sa piangere non vuole apparire infallibile. Chi piange è vivo! Piangere è sentirsi fragili, tanto che chi ti è accanto ha paura a consolarti.
"Oddio, se ti abbraccio potresti franarmi tra le mani!"

Ritroviamo la bellezza di piangere, di essere uomini e donne sensibili. Uomini e donne dal cuore grande, aperto e impavido! Sì, impavido! Piangere è essere impavidi oggi! Non abbiamo paura di mostrarci piccoli di fronte agli occhi degli altri! Gli altri sono fatti esattamente come noi, e se non fanno vedere a nessuno che piangono, qualche goccia salata uscirà dal profondo del loro cuore...